Avete mai pensato di degustare un buon bicchiere di vino? E di assaporarvi tutto il gusto di un buon espresso nella caffetteria della vostra piazza?
L’espresso e il vino sono due simboli di eccellenza dell’enogastronomia italiana che presentano diverse affinità nella passione, metodologia e rigore con cui vengono assaporati.
La degustazione infatti non può essere ridotta a un assaggio appassionato della bevanda, ed è proprio per questo che istituti come l’INEI (Istituto Nazionale Espresso Italiano), l’IIAC (Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè), l’AIS (Associazione Italiana Sommelier), l’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino), FIS (Fondazione Italiana Sommelier), la FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori) e l’ASPI (Associazione della Sommellerie Professionale Italiana), operano con molta dedizione per formare assaggiatori professionisti che preservino e diffondano questa cultura.
Innanzitutto, per parlarvi brevemente di cosa significa realmente “degustare”, possiamo dire che il corpo umano è uno strumento formidabile, ineguagliabile se paragonato ad altri artificiali. Questo è dovuto a tutti gli organi di senso presenti, che permettono di percepire sensazioni ed emozioni a livelli sopraffini, che però il cervello non riesce a memorizzare e tradurre in linguaggio a pieno.
Nella degustazione l’obiettivo che ci si pone è quello di delineare i profili sensoriali qualitativi e quantitativi, comprendendo come gli elementi della filiera produttiva influiscano sui tratti sensoriali. In breve, studiare aromi, aspetto e sapore, in una sinestesia che coinvolge vista, olfatto e gusto.
Quando si assaggia un caffè è fondamentale trovarsi in un contesto favorevole: buona illuminazione solare, assenza di odori o profumi particolarmente pronunciati, area silenziosa. Anche per quanto riguarda il vino è importante trovarsi in un ambiente con pareti chiare, silenzioso e senza odori e profumi intensi (come, per esempio, sandalo o violetta), che non interferisca con i sensi dell’assaggiatore.
La temperatura ideale a cui bisognerebbe degustare l’espresso italiano è 65°C, attendendo un minuto dal momento in cui l’ultima goccia scende dalla macchina, sorseggiandolo in una tazzina calda, ma non bollente. A differenza della bevanda nervina, con il vino le temperature basse tendono ad accentuare le note più aggressive, attenuando quelle più morbide, per questo in genere la temperatura ideale per apprezzare vini bianchi e spumanti è tra i 6° e i 14°C, mentre per i rossi è tra i 16° e i 20°C.
A quanto detto per entrambe le bevande, si aggiungono le condizioni psicofisiche dell’assaggiatore, il quale deve essere riposato, sereno, tranquillo e in buona salute (un raffreddore, per esempio, potrà alternare notevolmente le abilità di identificazione delle proprietà organolettiche delle bevande). Non sarà difficile comprendere l’importanza inoltre di avere un palato “pulito”, ossia privo di sostanze fortemente aromatizzate assunte nelle ore precedenti (come dentifricio o tabacco), per evitare di sottostare a un effetto anestetico.
L’ora perfetta per un espresso è tra le 10 e le 12 di mattina, distante dalla colazione e dal pranzo, e tra le 16 e le 18 e nella situazione ideale andrebbe servito al bar in una tazzina della capacità di 50-75 millilitri, che permette di non disperdere la crema e convogliare l’aroma verso il naso. Contro l’opinione comune di bandire l’alcol prima delle 18, anche per quanto riguarda il vino l’orario migliore è mattutino, dato che il corpo è più riposato e concentrato.
Queste sono solo alcune delle affinità che abbiamo riscontrato tra espresso e vino, che tratteremo nello specifico durante Bottiglie Aperte 2016, la kermesse del vino che si terrà al Palazzo delle Stelline di Milano i prossimi 1, 2 e 3 ottobre.
Venite a vivere il vostro viaggio nella degustazione del caffè allo stand Astoria!