Nota come la più pregiata, grazie all’ottima resa aromatica e al ridotto contenuto di caffeina dei semi – normalmente intorno al 12 per mille sulla parte secca –, l’Arabica potrebbe risentire nell’immediato futuro dei cambiamenti climatici in corso.
Grande eco ha ottenuto di recente uno studio svolti dai ricercatori dei Kew Botanic Gardens di Londra e dell’Environment and Coffee Forest Forum d’Etiopia, pubblicato dalla rivista scientifica Plos One e focalizzato su una delle più spinose questioni fronteggiate dall’industria dei caffè speciali: i rischi generati dai mutamenti di temperatura, intensità e distribuzione delle precipitazioni per la diversità genetica di Coffea arabica.
Confrontando gli scenari previsti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la ricerca ha mappato la distribuzione di Coffea arabica selvatica in Etiopia, una risorsa preziosissima se è vero che le varietà coltivate concentrerebbero attualmente solo il 10 % della varietà genetica totale.
Secondo le previsioni dello studio, la perdita di biodiversità riscontrata nell’areale di origine dell’Arabica – Etiopia e Kenya – potrebbe rivelarsi significativa nei prossimi decenni: stando alle interpretazioni più pessimistiche – spesso arbitrarie – della stessa ricerca, entro il 2080 l’Arabica potrebbe addirittura scomparire. Quel che è certo è la necessità di tutelare e catalogare il patrimonio genetico per individuare le piante più attrezzate al cambiamento, rintracciando i profili più resistenti a sbalzi di temperatura, funghi e pesticidi ma anche degni di esprimere le migliori qualità a livello aromatico. Per consultare lo studio clicca qui (http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0047981)
Foto di Jean-Marie Hullot